
Formazione e Osteopatia, il segreto è non fermarsi mai
Intervista a Christian Collecchia, membro del team Fiamme Gialle ed ex allievo CSOT
Si dice “apprendimento continuo”, si legge “dialogo”. Christian Collecchia è un neo diplomato CSOT in Osteopatia, ed è anche un fisioterapista in forza alle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, con un passato da atleta. Le sue sono le parole di chi inizia una vita professionale, ed hanno il bell’effetto di restituire al lavoro dell’osteopata lo sguardo fresco che merita. “L’Osteopatia è sentire, l’Osteopatia è comunicare attraverso le mani che logica seguire del percorso terapeutico”, spiega, tanto per cominciare.
Come dire che il corpo ha le sue regole, e che la disciplina inaugurata da Still è certamente un buon mezzo non smarrire ciò che è basilare di fronte a delle regole naturali: l’ascolto. “Già l’ascoltare dà una linea guida nel trattamento”, poi, eventualmente, “una volta constatato che la mia competenza non basta, collaboro con il neurochirurgo, collaboro con il nutrizionista, collaboro con altre figure per migliorare la qualità della vita”. Questa possibilità di cooperare è ciò che Collecchia definisce “il bello dell’Osteopatia”, impressa e trasmessa com’è fin dal principio di ogni percorso di formazione osteopatica.
Già, la formazione: parola chiave da cui dipende ogni cambiamento, per il nostro ex allievo. “Sicuramente lo studio dell’Osteopatia mi ha allargato le vedute, nel senso che mi ha tolto alcuni dubbi che avevo accumulato negli anni”, racconta con la voglia di chi ha saputo mettersi in gioco e non fermarsi all’esperienza già vissuta. “Io vengo da un percorso d’atleta di livello nazionale. Dopo aver fatto parte della squadra, ho continuato a lavorare nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, dove ora, essendo fisioterapista, mi occupo di riabilitazione. Il mio target sono dunque gli atleti di alto livello, impegnati in Olimpiadi, Mondiali, campionati europei. Negli anni, la sola pratica della fisioterapia mi stava stretta, avevo cominciato a pormi delle domande sulle cause di alcune patologie e l’Osteopatia mi ha aperto nuovi scenari”.
Dal suo piccolo osservatorio, Christian si era reso conto che non necessariamente la soluzione di bisogni pressanti, come quelle di è impegnato in competizioni agonistiche di alto livello, dovevano portare a restringere il campo della terapia. L’ “officina dell’atleta” era per lui luogo in cui proprio la massima urgenza imponeva un allargamento della ricerca, “perché lo sportivo ha una specifica esigenza: avere delle risposte chiare subito. In due-tre mesi, ha il bisogno di risolvere qualunque pur minimo problema. Un fastidio che può essere sopportabile in una situazione ordinaria, nella vita, non lo è nello sport, perché la riuscita di tutta l’attività sta nella funzionalità del corpo”.
L’incontro con l’Osteopatia è venuto da questi presupposti, portando un fisioterapista a essere ancora più utile a pazienti che al proprio corpo chiedevano più del normale. Del resto, gli atleti erano anche i più sensibili a quello su cui un osteopata può fare davvero la differenza: la prevenzione. “Ecco quindi che quando oggi mi chiedono se sia più opportuno ricorrere alla fisioterapia o a un trattamento osteopatico, io lo vedo come un grande passo”.
Essersi aggiornato, essersi allontanato dal seminato è stato per Collecchia, insomma, il miglior modo di essere professionale, che significa, come sottolinea, “dare delle risposte concrete al paziente, ricondurre ad esempio il semplice trust articolare – lo “scrocchio”, nel gergo degli sportivi – alle sue cause generali”. L’Osteopatia è servita a farlo sentire all’altezza di “comprendere la logica che è alla base di un dolore locale, senza fermarsi alla Ionoforesi o alla Tecar necessaria a sfiammarlo”, perché “l’intervento sul dolore è utilissimo sul momento ma non in un percorso di vita. Il disturbo tornerà fuori o si sposterà da altre parti, se non si affrontano tutti i nodi o lo stile di vita non cambia”.
Stare al passo, quindi, con le esigenze specifiche dei pazienti, ciascuno diverso dall’altro, è la molla e, insieme, la complicazione di svolgere un mestiere a contatto con la salute delle persone. Una difficoltà per la quale la risposta sta nella crescita attraverso lo scambio, secondo l’ex studente CSOT: “Parlando tutti i giorni con le stesse persone si cresce poco. Ognuno ha la propria esperienza o coltiva un interesse specifico, dunque confrontarsi è il miglior rimedio. Magari avere ogni giorno la possibilità di condividere il proprio lavoro su un paziente con altri osteopati! Nessuno è un tuttologo, e ciascuno, alla fine della sua formazione, può tirare una linea e individuare quello che ha difficoltà a capire o informarsi sulle cose che non sa”.
Forse, quella linea Christian l’ha già tirata nel momento in cui ha deciso di studiare da osteopata; di sicuro pensa che non sarà l’ultima, perché, se una cosa lo ha meravigliato negli insegnati con cui ha condiviso l’esperienza CSOT, è proprio “la luce nei loro occhi”. “L’Osteopatia permette di non separare la passione dalla professionalità. Chi trasmette questo sapere crede veramente nella possibilità continuare a scoprire, nell’esistenza di più chiavi per la soluzione dei problemi fisici e nel fatto che ogni persona vada trattata nella sua singolarità, adeguando alle sue caratteristiche l’approccio”: un sapere prezioso questa Osteopatia!