10 Apr 2018

Osteopatia, bene pubblico

Osteopatia e sanità, Osteopatia e bene pubblico, bene di tutti. In Italia, è un’associazione di idee che negli ultimi anni ha preso forma. Sul tutto il territorio nazionale, osteopati professionisti danno corpo in diverse strutture ospedaliere a progetti rivolti a migliorare la salute dei pazienti.

Esperienze per lo più raccolte negli ultimi dieci- quindici anni, cresciute insieme alla reputazione in campo scientifico che l’Osteopatia è andata via via costruendo. Da Sud a Nord, è impossibile non stupirsi di una cosa: la varietà e ricchezza delle sperimentazioni, in corso o passate, alle quali gli osteopati hanno contribuito.

Gettare un occhio a questi casi significa evidenziare il punto di contatto tra medicina e Osteopatia, cioè avere prova di quante siano le problematiche mediche in cui il nostro mestiere è di aiuto nel migliorare le possibilità terapeutiche del Sistema sanitario nazionale.

Ma in che campi operano gli osteopati coinvolti in queste sperimentazioni?

Ortopedia, otorinolaringoiatria, geriatria, tanto per cominciare. Della prima, si penserà: parliamo della salute delle ossa, è chiaro il vantaggio che può venire dall’Osteopatia. Non è ovvio, invece. Perché bisogna che gli ospedali credano nelle potenzialità di una terapia diversa da quella farmacologica.

Così è successo al Presidio Ospedaliero Bassini, di Cinisello Balsamo, a nord di Milano, oltre che nel capoluogo lombardo stesso, precisamente all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda. Qui, in particolare, il beneficio è stato bello e grande, per l’impiego che dell’Osteopatia è stato fatto. I pazienti trattati soffrivano di lesioni spinali, un dolore cronico difficile da sopportare. Eppure, in un periodo di 12 settimane, è stato riscontrato come i metodi osteopatici dessero gli stessi risultati delle cure farmacologiche. Scontato? Non diremmo proprio.

In un’altra esperienza è perfino successo che l’Osteopatia abbia ottenuto dei risultati dove farmaci efficaci ancora non sono stati sviluppati. Stiamo parlando dell’Ospedale “San Luigi Gonzaga” di Orbassano, nei pressi di Torino. Negli anni dal 2005 a oggi, nel reparto di chirurgia generale, il servizio osteopatico è cresciuto fino ad assumere cadenza settimanale. Gli osteopati hanno affiancato la squadra dell’ambulatorio di colon-proctologia, avviando inoltre uno studio pilota su pazienti affetti da sclerosi multipla con distensione addominale e difficoltà di evacuazione. La conclusione, anche in questo caso, è stata che le tecniche fasciali e viscerali avevano, da sole, attenuato i sintomi e migliorato la qualità di vita dei pazienti. Ecco, ancora una volta, la strada possibile dell’Osteopatia.

Una “via” che, in altre sperimentazioni, ha incrociato il cammino più tortuoso di tutti: la lotta al cancro. Nei reparti di oncologia di due ospedali liguri, il “San Paolo” di Savona e il “San Martino” di Genova, presso l’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro, l’Osteopatia è servita a dare sollievo a malati affetti da quella che viene definita la sindrome da “stanchezza cronica” legata alle patologie tumorali. Le persone sottoposte a un primo ciclo di trattamento nell’Istituto genovese hanno domandato di proseguire, trasformando l’apporto degli osteopati in una presenza costante, che si è tradotta nella richiesta di un riconoscimento da parte della Regione.

Ma è dove sta l’espressione massima della parola “cura” che l’Osteopatia si è conquistata la parte più grande del suo impiego ospedaliero: nei reparti di neonatologia. Gli osteopati affiancano in più di 20 strutture i medici specialisti della prima infanzia e i pediatri italiani. Un’iniziativa che va sotto il nome collettivo di “Ne-o project” (Neonatology and Osteopathy). Il progetto potrebbe anche avere il sottotitolo di “fare della fragilità una forza”, perché gli operatori che lo animano lavorano soprattutto sui bambini nati prematuri. Renderli più “forti” a respirare, più “forti” a deglutire, più “forti” nello sviluppo osseo: è così che l’Osteopatia li aiuta. Elencare tutti i casi di questa particolare applicazione sanitaria è troppo lungo. Basterà pensare che coinvolge il “Garibaldi” di Catania insieme al Policlinico di Bari, il “Santa Chiara” di Pisa e il “Villa Salus” di Venezia-Mestre, il “S.Spirito” di Pescara e il “Poliambulanza” di Brescia. E poi ancora il “Meyer” di Firenze, dove sono ricoverati i bambini affetti da tumore, sindrome di Chiari e altre patologie.

Forse questa è la frontiera più difficile, dove si incontra più sofferenza. “Sofferenza” ha il suo contrario in “benessere”. Ecco il valore dell’Osteopatia; per questo siamo contenti quando diventa di tutti, quando diventa un bene pubblico.

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