
Il Tempo della Qualità. Intervista a Gina Barlafante, Presidente dell’AISO
Gina Barlafante è un medico e la presidente dell’AISO – Associazione Italiana Scuole di Osteopatia, l’organizzazione che riunisce i maggiori enti di formazione del campo nel nostro paese. Il suo ruolo di rappresentanza l’ha portata a misurarsi nei mesi scorsi con il cammino istituzionale del riconoscimento della professione osteopatica. Si tratta di un percorso che avvicina tutti gli osteopati a una meta significativa sia per il lavoro e lo spazio conquistato in decenni, sia per un’attestazione della qualità della loro preparazione. In altre parole, l’Osteopatia italiana è sempre più prossima a un passaggio che promuove insieme un sapere e il modo di trasmetterlo.
“Formazione” diventa insomma sempre più parola chiave nel nostro mestiere, come fondamentale ne diventa il veicolo: le scuole, questo patrimonio di ricchezza e apertura in cui la conoscenza trova la sua realizzazione e la sua continuità.
Siamo da poco entrati nel nuovo anno: le scuole e il mondo della formazione osteopatica possono guardare con ottimismo al futuro?
Le scuole hanno sempre guardato al futuro con ottimismo; questo momento storico è, in ogni caso, molto particolare: l’individuazione dell’Osteopatia come professione sanitaria richiederà certamente dei cambiamenti rispetto alla situazione attuale e le scuole dovranno essere pronte ed in grado di recepirli; resta la consapevolezza del proprio percorso storico, del lavoro svolto nei trenta anni di attività e dei risultati raggiunti che sono inconfutabili.
Da presidente di un’associazione di scuole, come l’AISO, e responsabile di una scuola in prima persona, a quali esigenze e quali requisiti pensa debba rispondere un luogo di apprendimento al passo con i tempi?
La mia esperienza di docente e di direttore, prima ancora che di Presidente, mi permette di avere le idee abbastanza chiare circa le caratteristiche di un luogo di apprendimento: innanzitutto è fondamentale la struttura stessa, l’architettonica, la presenza di spazi adeguati e di aule in cui gli studenti già dal primo anno possano effettuare una didattica tutoriale inter pares, requisito fondamentale per porre le basi della formazione; un’altra caratteristica importante riguarda la presenza di un centro clinico in cui effettuare il tirocinio professionalizzante. Un luogo così organizzato consente non solo un percorso formativo adeguato ma anche la possibilità di creare una rete con il territorio, attraverso il coinvolgimento di altri professionisti sia come docenti, sia come specialisti con cui collaborare e con cui affrontare le diverse condizioni cliniche in un’ottica interprofessionale. Un ente di formazione al passo con i tempi non può tenersi lontano dal contesto in cui opera.
Passato e futuro vivono anche in altri confronti: sempre rispetto alla sua esperienza, ci sono differenze tra gli studenti di Osteopatia del passato e quelli di oggi?
Sì, ci sono enormi differenze; innanzi tutto l’età: gli studenti attuali sono molto più giovani, l’età media si è abbassata; un aspetto che ho poi notato riguarda il loro senso critico che è molto più sviluppato di una volta e molto più stimolante per il docente; la loro capacità nell’utilizzo della tecnologia è un ulteriore stimolo per il docente che deve sperimentare modelli didattici innovativi per tenersi aggiornato.
Sicuramente, il più grande passo avanti registrato di recente è stato l’individuazione dell’Osteopatia come professione sanitaria. Per il ruolo di rappresentanza che riveste nell’AISO, lei è testimone del dialogo ancora in corso con le istituzioni su questo tema: a che punto siamo?
L’individuazione dell’Osteopatia come professione sanitaria è stato senza dubbio un momento fondamentale; il dialogo con le Istituzioni è iniziato oltre un anno fa quando siamo stati convocati al tavolo tecnico del ministero della Salute. Ad oggi il profilo professionale è stato proposto e sottoposto al vaglio e al parere del Consiglio superiore della sanità e dovrà ora andare al tavolo della Conferenza Stato – Regioni. Probabilmente l’area sanitaria di collocazione dell’Osteopatia sarà quella della prevenzione.
C’è una parola che più di altre rimanda allo sviluppo del sapere e al futuro, la parola “ricerca”. Quanto conta il contributo autonomo delle scuole in questo campo? Sarà chiamato a aumentare nei prossimi anni?
La parola “ricerca” risuona quotidianamente all’interno delle strutture di formazione; tutti i docenti sono perfettamente consapevoli della sua importanza, anche perché le informazioni che rimbalzano tra clinica e ricerca, i risultati che si ottengono nelle varie sperimentazioni portano spesso a modificare la didattica. In questo senso le scuole danno un enorme contributo poiché hanno al loro interno dei dipartimenti che si occupano della scrittura di progetti di studio, di protocolli, raccolta dati; molte scuole collaborano con enti di ricerca accreditati per l’analisi statistica, la stesura e sottomissione di articoli. La collaborazione tra i dipartimenti delle varie scuole porterà sicuramente ad un aumento della qualità e del numero dei programmi di ricerca nel futuro.