
“Mio figlio osteopata, che orgoglio…”
articolo a cura di Valeria Tontini – D.O. MROI
Più volte in passato abbiamo aperto una discussione con i giovani e con i loro genitori riguardo alla possibilità di intraprendere la professione di osteopata. Quanti di voi sanno davvero cos’è l’osteopatia? Quale livello di formazione è necessaria secondo voi per diventare dei professionisti? Quale realizzazione in ambito lavorativo pensate si possa raggiungere? Serve una laurea per lavorare?
Il nostro interesse era capire quali potessero essere le domande e i dubbi alla base di una scelta così importante che coinvolge un ragazzo appena uscito dalle scuole superiori e una famiglia preoccupata per il suo futuro lavorativo. Ci premeva comprendere il tipo di interpretazione che viene data a questa professione e quali sono le difficoltà dei non addetti ai lavori nell’approcciarsi a questo settore. Vi raccontiamo la storia emblematica di una mamma, la signora C., che si è trovata a doversi confrontare con i problemi e i dubbi scaturiti dai sogni del figlio M., considerati forse un pò troppo “rischiosi” e illusori dal suo punto di vista. -“Già prima della maturità M. aveva le idee molto chiare: voleva diventare un osteopata.” – ci racconta la madre – “ne aveva sentito parlare da un suo amico, lo stesso con il quale si recò ad una giornata informativa promossa da una delle scuole di osteopatia della nostra città. Io e mio marito non sapevamo neanche bene cosa fosse l’osteopatia a quel tempo. M. ci spiegava che era affascinante poter capire come funziona il nostro corpo considerandolo nella sua interezza. “Vedi mamma” – mi diceva con entusiasmo – “all’interno della globalità del corpo ogni parte e ogni struttura è connessa alle altre e il mantenimento dell’equilibrio e dell’integrazione tra queste è alla base del nostro benessere”.
L’osteopatia, infatti, a differenza della medicina tradizionale allopatica, che concentra i propri sforzi sulla ricerca ed eliminazione del sintomo, considera il sintomo un campanello di allarme e mira all’individuazione della causa alla base della comparsa del sintomo stesso.
“Io e mio marito che da genitori auspicavamo da un lato la realizzazione dei desideri di nostro figlio dall’altro la concretezza professionale e la stabilità economica del suo futuro cominciammo a informarci sull’argomento.
Il primo scoglio fu la scoperta che l’osteopatia non è una professione attualmente regolamentata in Italia e pertanto non esiste un percorso accademico atto a rilasciare una laurea in osteopatia.
Figuriamoci mio marito che aveva sempre dato per scontato che M. si laureasse!”
La signora C. racconta che se da un lato la mancanza di una laurea le suscitava parecchie perplessità, dall’altro la crescente richiesta da parte dell’ utenza in ambito osteopatico e la grande possibilità di sbocchi lavorativi per il figlio la spingevano ad assecondare l’ entusiasmo di M.
“Mi convinsi pensando che i giovani di oggi sono in gran parte laureati ma o lavorano in ambiti del tutto diversi e insoddisfacenti rispetto agli studi intrapresi o non lavorano affatto. In fondo il pezzo di carta non basta più come garanzia!” – esclama sorridendo la signora C.
E aggiunge “Pensai che così facendo in 5 anni M. avrebbe potuto cominciare a costruirsi il suo futuro senza dover mandare invano curricula o aspettare anni di gavetta, porte in faccia o lavoretti sotto pagati.
Per farla breve, io e mio marito abbiamo appoggiato il desiderio di M. di diventare osteopata e oggi con grande orgoglio e serenità posso dire che mio figlio è un professionista realizzato e stimato che gode della fiducia delle persone che si rivolgono a lui e che collabora con diverse figure professionali in ambito sanitario e non.
M. ha fatto proprio un’ottima scelta, ha avuto ragione lui!
Una scelta forse coraggiosa ma con il senno di poi la più giusta considerando i risultati e la realizzazione che vedo in mio figlio. Dopo aver conseguito il diploma in osteopatia M. ha iniziato a lavorare da subito aiutato da colleghi più esperti e avviato professionalmente dalla stessa scuola di formazione. Ad oggi gestisce le sue giornate ed organizza il lavoro come meglio crede, è un punto di riferimento per tanti nostri conoscenti che si affidano a lui per il proprio benessere e che ne elogiano la professionalità.”
E scherzando la signora C. ci confida: “unica nota negativa…mio figlio è così pieno di lavoro che non ho il coraggio di chiedergli di trattare la mia povera schiena”.