10 Apr 2018

OSTEOPATIA IN AMBITO PEDRIATICO: Feliziani “Mi sono sentita veramente bene con me stessa”

Intervista a Cristina Feliziani, D.O., M.R.O.I., e docente di Osteopatia funzionale

Feliziani Cristina“Io sono un’osteopata, e quindi tratto tutti i tipi di pazienti: lo sportivo, le persone di una certa età, le donne in menopausa, le donne in gravidanza… E anche i bambini”. Cristina Feliziani risponde così, quando le chiediamo di parlarci della “differenza” rappresentata dalle applicazioni dell’Osteopatia in pediatria, quasi a voler dire che solo un osteopata completo può diventare un osteopata specializzato. Ma allora, dov’è stato il salto di qualità, in questa passione per l’aiuto all’infanzia? Cristina menziona il progetto iniziato circa 4 anni fa all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, a cui ha preso parte da tirocinante. Eccolo qua il punto di partenza che stavamo cercando, per lei un’esperienza spartiacque.

“Noi siamo stati gli osteopati selezionati per il primo corso. A quel tempo, tutto il lavoro si svolgeva all’interno del reparto di neurochirurgia-neuroscienze, con a capo il professor Genitori [Lorenzo Genitori, direttore del Centro di eccellenza di Neurochirurgia e coordinatore scientifico internazionale AOU Meyer, n.d.r.]”, racconta. “Io non ero abituata a vedere bambini che avessero subito interventi di tipo neurochirurgico, quindi è stata un’esperienza veramente forte. Perché, anche se mi occupavo già della salute più piccoli, si trattava di neonati o soggetti in tenera età, ma mai con problematiche così invalidanti.

Che tipo di paziente è un paziente pediatrico? Come si rapporta un osteopata con un bambino? “Prevalentemente l’approccio è di tipo biodinamico e di riequilibrio del paziente – dice Cristina -. Ma la formazione che abbiamo svolto noi è stata anche, in generale, relativa al miglioramento di quelle che sono le patologie, o altre disfunzioni di ordine non necessariamente patologico, che affliggono i bambini. Per esempio, plagiocefalie di tipo posizionale e le disfunzioni in età pediatrica”.

Ma c’è dell’altro, nell’esperienza di Cristina Feliziani al Meyer di Firenze. Perché l’infanzia si rivela in tutta la sua spontaneità e bellezza nella terapia. È un aspetto che la sua testimonianza non trascura: “Trattare un bambino che è affetto da una patologia grave, dal punto di vista osteopatico, è un’esperienza particolare. Il bambino soffre maggiormente di tutti i disturbi associati che si possono manifestare e ha una necessità impellente di sentire che le disfunzioni del suo corpo, come reflusso gastro-esofageo, coliche neonatali, difficoltà del sonno, siano risolte”.

In generale, afferma Cristina, il suo percorso professionale le ha insegnato una cosa sulla sensibilità dei più piccoli: “I bambini si avvantaggiano dal trattamento osteopatico anche dal punto di vista psicologico. Escono da quello stato di irrequietezza e di fastidio che hanno nell’affrontare la vita quotidiana, perché, liberandoli da alcune disfunzioni, c’è una riduzione della sintomatologia. È incredibile: ci siamo presi cura di bambini in reparto che, quando arrivavamo stavano piangendo e, dopo il trattamento osteopatico, si tranquillizzavano, si addormentavano”. E poi, l’Osteopatia è in stretto rapporto anche con la qualità della vita delle famiglie dei bambini, di chi li circonda del proprio amore: “Si pensi a quanto solo questo possa essere importante per i genitori – fa presente -. È un ritorno allo stato di benessere, di sollievo, per quello che si può, su un bambino malato gravemente. Cerchiamo di dare sollievo e una possibilità di migliorare il quotidiano senza avere la pretesa di risolvere la loro patologia con l’Osteopatia”.

Consapevolezza di un limite, dunque. È un principio guida che l’osteopata deve tenere sempre a mente, non solo quado opera con l’infanzia. Non per modestia, ma perché è il solo a metterlo in condizione di interagire con le altre professioni sanitarie. È anche l’unica strada per trovare una soddisfazione in quel che si fa. “Molto particolarmente mi ha colpito il caso di una bambina, per la quale chiesi un consulto con il professor Genitori. Ancora quando ne parlo mi viene un brivido, perché capisco di aver intrapreso una formazione di grande valore. Era una bambina nata prematura, con una craniostenosi che non era stata ravvisata. Aver potuto, trattandola, sentire che qualcosa non andava e aver trovato la chiave grazie alla preparazione osteopatica ricevuta, ha fatto sì che questa bambina potesse poi affrontare un intervento chirurgico e ritrovare veramente la salute, senza scontare nessun grave problema dovuto alla mancata individuazione della craniostenosi, da cui avrebbe potuto avere dei danni. Disporre di quest’arma che consente di capire quando la mia competenza finisce e ne comincia un’altra, è fondamentale in ambito sanitario. Mi sono sentita veramente bene con me stessa, soprattutto per essere riuscita a fare questa distinzione senza fermarmi al fatto che la bambina fosse inizialmente migliorata. Per me, è tanto”.

Sono questi i piccoli trionfi quotidiani dell’osteopata, sembra voler dire Cristina Feliziani, una professionista che all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze ha trovato una ragione in più per aver scelto il suo bel lavoro.

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